Era l’11 marzo del 2020…

Irene Vella, autrice della poesia “Era l’11 marzo del 2020’”, giornalista di Canale 5, Italia 1, Vanity Fair, Donna Moderna, tre romanzi pubblicati, sostiene di essere stata vittima di plagio.

Due mesi fa ha pubblicato sui social la sua poesia che ha commosso tutti, un messaggio di gioia e di speranza per la vita che verrà quando l’emergenza coronavirus sarà finita.

Fin da subito i suoi versi hanno raccolto migliaia di condivisioni sui social e in televisione, tra cui quelle di Chiara Ferragni, di Barbara d’Urso, di Michele Placido e di Vanessa Incontrada che l’ha interpretata in spagnolo.

Un successo non solo in Italia ma anche in tutto il mondo.

Irene Vella però, dopo qualche tempo, dichiara pubblicamente sui social che il suo testo è stato tradotto e rimaneggiato in inglese da un ex insegnante ora in pensione, Kathleen O’Meara, una donna di 64 anni che vive nello stato del Wisconsin negli Stati Uniti.

Abbiamo intervistato Irene per farci raccontare la sua storia.

La tua poesia è un inno alla vita. Cosa ti ha spinto a scriverla?

L’ho scritta proprio l’11 marzo, ero fuori in giardino e guardavo mio marito che stava cercando di sistemare l’orto.

Non stava molto bene perché era appena uscito dall’ospedale dopo due settimane di ricovero. Mentre lo guardavo lavorare un po’ affaticato,  circondata da meravigliosi fiori di una magnolia, pensavo a come la natura fosse ignara di tutto quello che stava succedendo.

Nonostante il lockdown e questo virus “invisibile”, ma così cattivo tanto da non farci uscire dalle nostre case, la primavera era ignara di tutto questo e stava andando avanti; le stagioni non si sarebbero fermate.

Nella mia testa pensavo già all’estate che ho sempre visto come termine di ripresa, una speranza.
Ecco, è stata la speranza, la voce del mio cuore che ha parlato.

Come hai fatto a scoprire che il tuo testo era stata tradotto e rimaneggiato?

Innanzitutto il problema più grande è stato in Italia e non Kathleen O’Meara perché il riconoscimento del diritto d’autore nel nostro Paese è molto piu’ difficile che all’estero.

La mia poesia è stata tradotta in 20 lingue e l’unico problema l’ho avuto appunto in Italia quando un insegnante ha copiato la mia poesia postandola nel gruppo Facebook il “Ruggito del Coniglio” (una trasmissione radio).

Michele Placido l’ha addirittura recitata citandola come autrice perché non sapeva come stavano le cose realmente.

Purtroppo questa situazione per me è all’ordine del giorno; mi rubano veramente di tutto non citandomi mai come autrice su quello che pubblicano… è un fatto per cui combatto da tanto tempo e non smetterò di farlo.

Ho anche litigato con una giornalista che un giorno mi disse di smetterla di reclamare la paternità della mia poesia perché in fin dei conti l’avevo regalata al mondo. Io le risposi “col cazzo che l’ho regalata al mondo, è una cosa mia e quindi perché devo far finta che non sia mia?”

Come ti sei sentita quando hai scoperto di essere stata copiata?

La cosa che mi ha fatto piu’ rabbia in tutta questa storia è che io ho scritto questa poesia guardando mio marito. Quando ti rubano le parole è come se ti rubassero un pezzetto d’anima.

Per me è peggio quando mi rubano le parole che essere derubata in casa perché in casa non ho niente (ride). Le mie parole sono il mio tesoro.

Inizialmente me la sono presa molto con Kathleen O’Meara e l’ho accusata sui social. Lei faceva quella “keep calm please”, “respira”… a me sono girate molto le scatole e ho continuato a litigare con lei per dieci giorni.

Cosa hai fatto per dimostrare che eri tu la vera autrice?

Quando la mia poesia è incominciata a girare su WhatsApp e su Facebook ho iniziato a prendere di punta chi stava rubando la mia poesia controllando tutti i social.

Comunque devo dire che in questo sono molto avvantaggiata perché ho alcuni follower che mi seguono da 10 anni e a cui voglio veramente bene e quando c’è qualcuno che cerca di rubarmi qualcosa mi aiutano sempre.

Kathleen O’Meara ha negato di aver plagiato la tua poesia in un’intervista al magazine di Oprah Winfrey. Il magazine ha dichiarato di aver provato a contattarti senza ricevere nessuna risposta. È vero?

Con il senno di poi il lavoro che è stato fatto da Kathleen è apprezzabile. La sua poesia, in effetti, non sembra una traduzione ma un riassunto ben fatto della mia.
Non si può accusare qualcuno di plagio se almeno il 70 % del testo non è uguale all’originale… pero’ è come prendere una poesia famosa, rimaneggiarla, riassumerla e poi dire che l’hai scritta tu.

Io posso credere che, come dice Kathleen, il virus abbia ispirato un po’ tutti ma ci tengo a sottolineare una cosa. Nel momento in cui l’ho scritta, negli Stati Uniti ancora non c’era quello che lei descriveva, cioè quella parte della poesia che dice “le strade erano chiuse”.
Quella era una cosa che avevo scritto io e infatti lei l’ha scritta il 15 marzo, io l’11 marzo nel pieno del lockdown che là non c’era ancora.

Le vogliamo dare il beneficio del dubbio? Va bene, diamoglielo. Lei ha negato di averla copiata quando è stata intervistata da Oprah Winfrey però piu’ di una persona ha riconosciuto la mia poesia.

Ad oggi dico che sono profondamente convinta che la sua poesia sia molto più che ispirata alla mia ma lascio correre. Sarà sempre la mia parola contro la sua.
Lei sa quello che ha fatto come io sono quello che ho fatto.

Ho scritto una bella mail, mandata il giorno successivo all’uscita dell’articolo sul magazine di Oprah Winfrey, in cui dicevo che in realtà non ero stata contattata da nessuno. Mi ha risposto uno dei giornalisti del magazine che ha insistito sul fatto che mi avevano mandato un messaggio ma io questo messaggio non l’ho mai ricevuto.

Ho una pagina Facebook, una pagina personale, un profilo Instagram… la verità è che non mi hanno mai cercato. Quando ho aggiunto che secondo me era utile sentire anche la mia versione, la stessa giornalista mi ha detto che avevano messo in fondo all’articolo il link alla mia poesia e che dovevo essere contenta così.

Alla fine di questa storia ti è stata riconosciuta la paternità del tuo scritto?

Sì, mi è stata riconosciuta perché io non ho mai mollato. Ho fatto un disclaimer su Instagram scrivendo “I fight for my world, I fight for my right” facendo girare ovunque il messaggio.

Una delle prime persone che in Italia mi ha aiutato a rendere pubblica la paternità della mia poesia è stata Chiara Ferragni, postando il mio nome tra le sue stories, e per questo non la ringrazierò mai abbastanza.

Ciò fa capire che il diritto d’autore in Italia deve fare ancora tanta strada perché non è possibile che una persona debba sperare che qualche personaggio influente ti difenda pubblicamente.
Ci dovrebbe essere piu’ tutela nei confronti degli scrittori, dei poeti e dei giornalisti.

Comunque su instagram è stato un tripudio; tutti sulla poesia di Kathleen scrivevano “tradotta e ripresa da Irene Vella”. Tantissimi stranieri e americani infatti mi hanno scritto che riconoscevano le mie parole nelle sue.

In tanti hanno detto che la mia poesia era più bella della sua e questa è stata per me una bella soddisfazione.

Ti è già successo altre volte di essere stata copiata?

Sì certo, come ti dicevo prima, mi hanno rubato altri testi; una delle ultime volte è successo per l’ultimo post (diventato virale) che avevo scritto per Silvia Romano.

Molti pensano “carina questa frase, magari la copio” oppure ci sono quelli che mi commentano “rubo”.
Ma cosa rubi? Esiste il tasto condividi, l’hanno fatto apposta!

Proteggi sempre il diritto d’autore dei tuoi scritti?

Per tutelarmi adesso ho imparato a fare la foto di quello che scrivo così almeno, se mi vogliono copiare, devono fare lo sforzo di mettersi a ricopiarlo.

Questo secondo me rende la vita più difficle ai “ladri” perché  la maggior parte delle volte sono piu’ invogliati a rubare grazie al “copia e incolla”.

In piu’, ho depositato immediatamente alla SIAE (NdR, registrazione onerosa) il mio testo su consiglio del mio avvocato e, se dovesse esserci una causa, io a tutti gli effetti risulto l’autrice della poesia “Era l’11 marzo del 2020”.

In Italia e nel mondo c’è poca propensione alla tutela delle opere. Perché secondo te è così difficile?

La cosa assurda è che nel resto del mondo la tutela del diritto d’autore è molto riconosciuta, addirittura mi sono venuti a chiedere il permesso di utilizzare le mie parole per un murales a Dallas.

Qualche giorno fa mi ha scritto un gruppo rock tedesco che mi ha chiesto se poteva citare una parte della mia poesia in una delle loro canzoni. Mi scrivono dall’Olanda, dal Messico… tutti mi chiedono il permesso.

Quelli che copiano di piu’ sono gli italiani perché non hanno il senso del rispetto nei confronti di chi scrive… ancora oggi questa attività viene vista come un hobby e non come un lavoro. Penso che molta gente abbia parecchi problemi con la lingua italiana.

Secondo me lo studio dell’italiano si è perso tantissimo perchè la gente non studia e non conosce le regole base della grammatica. Per esempio, non sa che quando si mettono le virgolette si tratta di una citazione e non conosce la differenza tra discorso diretto e indiretto.

Non è che io voglia fare la maestrina però purtroppo a tante persone mancano le basi e l’italiano non è un optional, come il congiuntivo insomma.

 

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