Il fotografo Santo Eduardo Di Miceli ha raccolto più di 100 firme per chiedere il ritiro o la modifica del nuovo Avviso Pubblico dell’Assessorato al Turismo della Sicilia

Santo Eduardo Di Miceli, fotografo e Presidente dell’Associazione Culturale Photo Graphia, in questi giorni ha mandato una lettera all’Assessorato al Turismo della Sicilia perché, secondo lui, l’Avviso Pubblico viola il diritto dautore.

L’Avviso Pubblico “Per acquisizione di immagini in formato elettronico ed in alta risoluzione” che è stato indetto pochi giorni fa dall’Assessorato al Turismo della Sicilia è rivolto a tutti i fotografi e, apparentemente, si impegna a promuovere la Sicilia nei suoi aspetti turistici più particolari.

Santo Di Miceli, però, si accorge che alcuni elementi non tornano e incomincia a contattare avvocati specializzati in proprietà intellettuale.

In poco tempo riesce a mandare una lettera all’Assessorato al Turismo raccogliendo ottanta firme di fotografi importanti (Letizia Battaglia, Giuseppe Leone, Melo Minella, Giovanni Chiaramonte, Sandro Scalia, Tony Gentile, Carmelo Bongiorno ecc.) e altre di intellettuali e architetti.

La lettera di Santo inizia così:

Gentile Assessore, come sa in questi giorni è uscito un bando del suo Assessorato al Turismo che è sostanzialmente fuori legge… dice che l’autore deve rinunciare a qualsiasi diritto sulle sue immagini fino agli eredi e autorizza la manipolazione delle stesse…Il bando regionale […] opera contro la legge sul diritto d’autore e questo non è ammissibile in nessun modo perché significa dover rinunciare alla paternità della propria immagine”.

Abbiamo intervistato Santo per ascoltare la sua storia.

Come hai saputo del nuovo Avviso Pubblico?

La scoperta è avvenuta attraverso i social: una lettera scritta da Tony Gentile, fotografo palermitano che vive a Roma, mi ha fatto riflettere sull’argomento.
Come faccio sempre, ho rimpaginato la lettera per trasmetterla ai miei allievi e rileggendola mi sembrava che ci fosse una violazione del diritto d’autore.

Cosa hai provato leggendo l’Avviso Pubblico?

Un senso di violenza ingiustificata che rende vano qualsiasi sforzo di migliorarci e di accrescere le nostre competenze. A cosa serve provare a migliorarsi se chiunque faccia “opere d’ingegno” alla fine non è riconosciuto? Che paese è un paese che non sa “proteggere” i suoi interessi e la sua immagine?

Ho pensato che in qualche modo avrei dovuto reagire anche se non fosse servito a niente. Non voglio cadere nell’atteggiamento “tanto non cambia mai niente” o “sono sempre le stesse storie”. Questa volta mi sembra diverso e da più punti di vista.

Prima però dovevo verificare la mia intuizione e ho chiesto una consulenza a Mirko La Martina, un legale che si occupa anche di diritto d’autore.
Dopo qualche ora mi ha inviato la conferma della mia intuizione e gli articoli della legge n° 633 del 1941 che indicano tale violazione.

Cosa ti ha spinto a scrivere la lettera?

Io sono approdato alla fotografia durante i miei studi alla Facoltà di Architettura dove ho incontrato il mio maestro che mi ha consentito prima di studiare la fotografia come disciplina e poi di collaborare con lui per insegnarla nei suoi corsi. Infine ho insegnato “Teoria e Storia della Fotografia” a contratto.
Da qualche anno insegno in Sicilia in strutture private.

Avendo avuto il dono di ricevere un insegnamento e avendo imparato cos’è la fotografia, quando ho letto l’avviso pubblico è stato come vedere fallire ciò che cerchiamo di insegnare. Essere fotografi per me è essere autori.
Come scriveva già Luigi Ghirri in Lezioni di Fotografia “il fotografo non può più essere un semplice artigiano ma deve diventare un progettista e un autore”.

Dunque vi chiedo come si fa ad insegnare a diventare autore e a chiedere agli stessi allievi di rinunciare alla loro autorialità se volessero partecipare a questo avviso pubblico?
Da questa principale riflessione è venuta fuori l’idea di scrivere la lettera perché non si può “predicare bene ma razzolare male” come molti fanno in Italia.
Non si può affermare che il fotografo deve essere un autore se poi un’istituzione nega di fatto questo assunto.

Hai trovato difficoltà a raccogliere adesioni per sottoscrivere la lettera?

Per mia fortuna in questi anni ho insegnato sia a Palermo che a Catania e conosco bene la maggior parte dei fotografi siciliani che sono anche degli autori.
Conosco la loro produzione, la seguo con interesse e non ho trovato difficoltà nel chiedere a un primo gruppo di amici che ha risposto con entusiasmo.

Il resto è stato semplice perché l’adesione è stata condivisa da quasi tutti i fotografi a cui ho chiesto di partecipare a quest’iniziativa e alla fine hanno condiviso la mia lettera ottanta fotografi e trenta personalità importanti della cultura.
Alcuni, per ragioni personali, non hanno potuto aderire all’iniziativa, pur condividendone i contenuti.

Cosa speri di ottenere dall’Assessorato con il tuo gesto?

L’immediato ritiro dell’avviso pubblico o quantomeno la sua riformulazione nei punti indicati dalla mia lettera.

L’assessore in un post del 23 maggio scorso ci indica qual è stata la ragione della determinazione del tariffario indicato nell’avviso pubblico scrivendo che fino ad ora le fotografie venivano donate gratuitamente per l’archivio dell’Assessorato.

Inoltre, precisa che i famosi €. 30,00 sono stati calcolati come un semplice rimborso spese, che questo avviso pubblico è per i fotoamatori e che presto ne uscirà un altro per i professionisti.

Quello che l’assessore non sa è che l’avviso pubblico è errato nei suoi contenuti più importanti come nel caso di questo passaggio:

L’autore in caso di acquisto delle immagini da parte dell’Amministrazione, dovrà cedere il diritto d’autore e tutti i diritti collegati, all’Amministrazione che ne diventa unico proprietario e come tale potrà apportare modifiche alle stesse e/o pubblicarle anche in porzioni o parti di esse.
Con la vendita e/o cessione, l’autore dovrà rinunziare a qualsivoglia pretesa presente e futura per sé o i propri eredi, in materia di diritti d’autore.
L’Amministrazione, qualora intenda procedere all’acquisto/acquisizione, dovrà ricevere gli originali delle foto in alta definizione ed in formato RAW.

In nessun luogo si è mai chiesta la cancellazione del diritto d’autore e la manipolazione degli originali che significherebbe trasformare l’autorialità del fotografo e annullarla partendo dal file originale.
Tutto questo in cambio di un semplice rimborso spese.
Di quale rimborso spese si sta parlando poi non è chiaro perché chi ha redatto il bando ha stabilito che si possono cedere un massimo di 3 fotografie.
In totale ben € 90,00! (ride).

Ricordo ancora il servizio che feci nel 2008 per il quotidiano “Le Monde” sui terreni sottratti alla mafia e gestiti dall’associazione Libera. Quando mi chiesero di fare una foto – mi diedero 350 €! – nella loro mail c’era scritto “non come la stampa italiana” (NdR, volevano una foto d’autore). Ecco, no comment.

Vorrei chiedere a chi ha redatto l’avviso pubblico se ha idea di cosa significhi girare la Sicilia per realizzare le proprie fotografie. Infine non c’è nessuna traccia di distinzione tra fotoamatori e professionisti.

Ancora, la proposta poteva essere interessante se si chiedeva di aprire gli archivi dei fotografi e se si compravano con la stessa tariffa almeno 50 fotografie TIFF (NdR, TIFF sta per Tagged Image File Format, un formato digitale per immagini piuttosto diffuso) riconoscendo la paternità all’autore.
Questo sarebbe stato un giusto compromesso perché comunque sono € 1500,00 che già è una cifra da rimborso spese.

Tra l’altro la distinzione tra fotoamatore e professionista al momento in normativa è regolata solo dall’apertura di una partita Iva. Attualmente è solo questo che fa la differenza. Forse dovremmo stabilire altri criteri per valutare le immagini di un autore.

Sarebbe interessante che l’Assessore incontrasse chi si occupa di fotografia nell’Isola, chi la insegna (chi è in grado per curriculum e per qualità comprovate) di fare un buon lavoro in tal senso come si fa in tutti gli altri settori. Al termine nominare un comitato scientifico e dei consulenti che conoscano la fotografia e che riescano ad orientare chi deve scrivere l’avviso pubblico.

Ti è capitato altre volte di leggere Avvisi Pubblici di questo tipo?

Il MIBACT qualche mese fa aveva fatto un bando simile che aveva suscitato un sollevamento popolare e il ministro Franceschini ha deciso così di ritirarlo.
Da qualche tempo a questa parte sempre più spesso ci sono tentativi di questo tipo in tutti i settori delle opere d’ingegno come se non si volesse riconoscere il valore dell’arte.
Credo che sia il risultato dell’azzeramento delle figure intermedie che da sempre ci hanno condotto dentro una disciplina.

Da quando possiamo autodeterminarci attraverso la rete non servono più intermediazioni. Possiamo fare tutto da soli e dunque il fotografo intanto consegna il RAW all’Assessorato (NdR, il termine “raw” equiparabile al vecchio negativo di un’immagine), poi sarà l’Assessorato che penserà con qualcun altro a trasformare l’immagine che serve allo scopo.

Speriamo che in futuro, quando qualcuno farà una manovra del genere, ci siano delle sentinelle che annullino questi tentavi di azzerare la nostra cultura e che il nostro senso etico sia abbastanza forte per contrastare questi fenomeni di banalizzazione del pensiero e di operazione al ribasso.

Conosci realtà che indicono Avvisi Pubblici rispettando il diritto d’autore?

Tutte le realtà per cui tutti noi lavoriamo.
I diritti d’autore non si possono cedere, semmai si può decidere di concedere l’esclusiva facendo un contratto tra le parti. Non si possono modificare le fotografie e non si sono mai chiesti gli originali perché sono l’archivio di un fotografo.

Alcune realtà che hanno saputo costruire archivi di immagini garantendo qualità e autorialità esistono e hanno fatto la storia della fotografia.
Nelle conclusioni della mia lettera ho citato come esempi l’archivio della D.A.T.A.R. in Francia e l’esperienza dell’Archivio dello Spazio in Lombardia ma vi assicuro che da questi esempi si evince che procedere per autori è l’unico modo di operare in maniera corretta per avere delle immagini significative.

La fotografia non può essere comprata un tanto al Kg e, se volete, potete comprare direttamente le immagini da fotostock senza però bandire nessun avviso pubblico.

Vorrei fare una provocazione: forse sarebbe stato meglio chiedere di donare gratuitamente le fotografie garantendo la paternità piuttosto che esprimere la formula del rimborso in questo modo; oppure, con la stessa cifra, individuare dieci o venti giovani laureati che con un vero rimborso spese potevano fare un lavoro ad hoc.
Come vedete ci sono molti modi per costruire un archivio.

Dopo questa storia, cosa consiglieresti a chi come te fa il fotografo di professione?

Di continuare a fare il fotografo, di indignarsi se è necessario, di essere resiliente ed empatico, di guardare al futuro e proseguire il proprio percorso sempre più verso la fotografia autoriale, vista la crisi di mercato che sta attraversando tutta la fotografia commerciale.
Abbiamo bisogno di “poeti”, di artisti, di fotografi che ci raccontano la realtà dal loro particolare punto di vista.

Io non voglio cadere nella trappola del “tutto uguale”: il racconto fotografico ci ha affascinato per tutto il Novecento e continuerà ad affascinarci ancora perché racconta storie.
È normale che una società che ha delle difficoltà di alfabetizzazione primaria sia ancora più debole dal punto di vista dell’immagine.

Il fatto che tutti possano fare immagini e riceverle non garantisce che siano in grado di avere gli elementi necessari per analizzarle criticamente.
Perciò, proprio in questo momento, bisogna proporre nuovi progetti e nuove visioni della nostra terra che non siano le immagini in bianco e nero dei fichi d’india e del carretto siciliano.
Abbiamo già dato!

 

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