“Zio Vanya” e “IDEA” sostituiscono McDonald’s e l’IKEA
Il “trademark squatting” in Russia è inziato qualche settimana fa quando centinaia di aziende e grandi gruppi, durante l’invasione russa in Ucraina, hanno deciso di prendere provvedimenti per manifestare il supporto all’Ucraina contro Valdimir Putin.
Apple, Google, Nike, Adidas, Prada, Chanel, Coca-Cola, sono tanti i brand che si sono schierati contro la Federazione Russa.
McDonald’s per esempio ha sospeso da qualche settimana tutte le attività commerciali in Russia. E come ha reagito la Russia?
La Duma di Stato ha deciso di rimpiazzare McDonald’s con un nuovo marchio chiamato “Zio Vanya”, in onore del celebre autore russo Čechov. Peccato che il logo è praticamente identico per forma e colori a quello della celebre catena americana di fast-food!
Riguardo a “Zio Vanya”, Josh Gerben, noto avvocato americano che ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali per i suoi servizi legali di alta qualità, è uno dei primi che ha parlato di trademark squatting in Russia.
Perché il trademark squatting è in Russia? Sapete di cosa si tratta? Iniziamo a spiegarvelo qui sotto.
Su Twitter Gerben infatti ha scritto: “L’occupazione abusiva del marchio (NdR, o anche il trademark squatting) è iniziata in Russia. Il 12 marzo è stata depositata una domanda di marchio per il logo McDonald’s con le parole “Zio Vanya”.
La Russia non si è fermata qui. Ha poi voluto lanciare la sua controparte IKEA depositando la domanda di marchio per il logo “IDEYA”, che in russo significa “idea”.
Sfondo blu e scritta gialla…non vi sembra un tantino uguale a quello della multinazionale svedese IKEA?
Il protezionismo digitale con Rossgram, il nuovo Instagram di Mosca
Il “trademark squatting” in Russia non si è fermato con McDonald’s e IKEA. L’autorità russa per le comunicazioni, infatti, ha deciso di bloccare l’accesso nel Paese alla rete di Facebook dichiarando che “sono stati registrati 26 casi di discriminazione contro i media russi e le risorse informative da parte di Facebook.”.
La Russia, quindi, ha bloccato i social di Zuckerberg, e ha lanciato il suo social per immagini: si chiama Rossgram e sarebbe un social alternativo a Instagram.
Anche questa volta il logo del nuovo “Instagram di Mosca” non lascia spazio a fraintendimenti, e ricorda quello originale, richiamandone anche i colori. Da quanto si apprende dalla pagina di introduzione al servizio qui sotto, è stato lanciato il 28 marzo.
In conclusione, si può parlare non solo di “trademark squatting”, ma di un vero e proprio protezionismo digitale innescato dal Cremlino, che punta a recidere ogni collegamento sul web tra Occidente e Russia.
Le verità sul trademark squatting in Russia: non l’hanno inventato i cinesi!
Il “trademark squatting” – molto diffuso in Cina e in altre parti del mondo – è il fenomeno che consiste nella registrazione in mala fede di marchi da parte di soggetti diversi dai legittimi titolari. L’obiettivo è quindi quello di appropriarsi di un segno distintivo altrui per ottenere un ingiusto profitto.
L’attuale governo russo, in risposta alle numerose sanzioni economiche da parte di alcuni Paesi contro l’avanzata russa in Ucraina, ha emanato un decreto con il quale può autorizzare lo sfruttamento dei diritti di proprietà intellettuale. Brevetti, disegni, modelli di utilità, è tutto valido, anche in assenza del consenso dei titolari dei diritti in questione.
In seguito a queste disposizioni, l’Ufficio Marchi russo ha iniziato a ricevere diverse domande di marchio aventi come oggetto i marchi che abbiamo citato prima. Nelle ultime settimane, però, sono state depositate altre domande di marchio in violazione dei diritti di proprietà intellettuale di altre multinazionali come Coca-Cola, Adidas, Audi e BMW.
Ma come andrà a finire con tutte queste domande di marchi?
Innanzitutto l’Ufficio Marchi russo deve ancora procedere all’esame delle domande e i provvedimenti di concessioni o rifiuti verranno emessi solo tra qualche mese. Quindi la situazione del Paese potrebbe essere completamente diversa rispetto a quella attuale!
Inoltre, non è ancora chiaro se il decreto del Governo russo si estenda ai diritti di marchio e di software. Una conferma su questo punto dovrebbe arrivare nelle prossime settimane.
È comunque indiscutibile che le norme addottate dalla Russia rappresentino una minaccia per gli standard minimi di tutela dell’intero sistema di proprietà intellettuale e per un corretto ed equilibrato commercio a livello internazionale.