Miramax VS Tarantino
La casa di produzione statunitense Miramax di recente ha fatto causa a Tarantino perché ha messo all’asta sotto forma di NFT (Non Fungible Tokens) gli script di alcune scene tagliate dal copione finale di “Pulp Fiction“. Le cose ultimamente, però, si sono complicate ulteriormente.
Infatti, pochi giorni fa, gli avvocati di Miramax hanno anche affermato che gli NFT messi all’asta da Tarantino sono una violazione del copyright e che la vendita degli script potrebbe portare a gravi conseguenze, non solo per l’azienda stessa ma anche per i potenziali acquirenti.
Perché Miramax ha dichiarato parole così gravi?
La casa di produzione Miramax è innanzitutto titolare dei diritti sul soggetto e sulla sceneggiatura del film, oltre che di tutto il materiale girato inerente alla produzione.
In base ai documenti prodotti in giudizio, il produttore inoltre avrebbe acquisito non solo tutti i diritti di utilizzazione economica di Pulp Fiction, ma pure il diritto di “prima trattativa” e di “ultimo rifiuto” su taluni ulteriori potenziali sfruttamenti economici della pellicola.
E non finisce qui.
Miramax ha rivelato che Quentin Tarantino ha operato di nascosto, tenendoli all’oscuro circa le proprie intenzioni di realizzare gli NFT al fine di monetizzare solo per sé i diritti d’autore che apparterrebbero unicamente alla casa cinematografica!
Il tutto sarebbe avvenuto attraverso la vendita in blockchain di sette scene non precedentemente editate del film “Pulp Fiction” e contenuti unici come alcune pagine della sceneggiatura scritte a mano dal regista, accompagnate da commenti espressi a voce dallo stesso Quentin Tarantino.
Insomma, non dei semplici NFT, ma delle vere e proprie opere d’arte per il pubblico!
La difesa di Quentin
Tarantino, quindi, si è trovato di colpo accusato di inadempimento contrattuale, violazione del copyright, violazione del segno distintivo e concorrenza sleale.
Che linea di difesa ha adottato regista? Quella di fare rientrare l’operazione nell’ambito del suo legittimo uso dei “diritti riservati” che Quentin possiede sulla pubblicazione della sua sceneggiatura in base al contratto con Miramax e società affiliate.
Una strategia che in realtà ha molte sfaccettature perché contrappone una visione della proprietà intellettuale legata ai principi dell’esclusività a un nuovo modo di concepire lo sfruttamento delle opere creative attraverso l’impiego di una tecnologia precedentemente sconosciuta, quello dei Non Fungible Tokens (NFT).
Secondo le tesi si meno restrittive, nel caso della sceneggiatura di “Pulp Fiction” non vi sarebbe violazione dei diritti d’autore in quanto la copia delle pagine poste in vendita da Quentin Tarantino sarebbe stata contrattualmente consentita da Miramax sulla sua sceneggiatura all’autore.
Ma per molti esperti del settore questa tesi non è condivisa per diverse ragioni.
Tra le più gettonate riguarda la valorizzazione della sceneggiatura di un film attraverso gli investimenti di un produttore e di altri fattori estranei alla sola componente letteraria presa in se stessa.
Se è vero, infatti, che senza la sceneggiatura non c’è un film, non bisogna dimenticare che, affinché questa esista, sono necessari altri apporti riconducibili a terzi, diversi dallo sceneggiatore e dal regista.
La legge italiana traccia la differenza fra sceneggiatura e film ed esclude uno sfruttamento della prima senza il consenso del produttore, essendo questa indissolubilmente legata al film e alle sue sorti.