Siamo in quarantena da più di un mese e moltissimi stanno lavorando da casa. Niente più tran tran di ogni giorno e pause pranzo con i colleghi.

Ma stai facendo le cose nel modo giusto?

Ti diamo 10 consigli utili su come lavorare in smart working.

1. Non arrivare tardi alle call

“Lo stagista inaspettato”

Non sottovalutare il fatto che ci sono molti ostacoli da superare tra il letto e la tua scrivania, non farti prendere dalla pigrizia!

2. Il buongiorno si vede dal mattino…

“The Emoji Movie”

manda ai tuoi colleghi o collaboratori una bella emoticon per iniziare bene la giornata.

3. Vestiti in modo appropiato per le video call

“Scusate se esisto”

Non farti vedere in pigiama, almeno dalla cinta in su. Come diceva il grande Machiavelli “Pochi vedono come siamo, ma tutti vedono quello che fingiamo di essere”.

4. Fai delle piccole pause dal lavoro

“La bella e la bestia”

Ogni tanto alzati dalla sedia e cerca di non trasformarti in uno dei tuoi mobili di casa!

5. Delimita lo spazio del tuo nuovo ufficio…

“Il diario di Bridget Jones”

altrimenti finirai a lavorare sul divano.

6. Rispetta i tempi dei tuoi colleghi

“Colazione da Tiffany”

Se non ti rispondono subito mettiti a suonare o vai a prendere un po’ d’aria sul balcone. Il tempo passerà più velocemente.

7. Non saltare la routine della pausa pranzo

“Tutta colpa di Freud”

Mangia con il tuo coinquilino oppure organizza una chiamata con chi ti mette di buon umore.

8. Festeggia i successi con i tuoi colleghi…

“Il grande Gatsby”

con una bella video call, ti sembrerà di essere con loro come una volta!

9. Aggiorna sempre i tuoi canali social con messaggi propositivi

“C’è posta per te”

I tuoi follower ne saranno sicuramente contenti. Come dice Charles R. Swindoll “la vita è per il 10% cosa ti accade e per il 90% come reagisci”.

10. Se non riesci a risolvere un problema di lavoro…

“Will Hunting – Genio ribelle”

rimanda al giorno dopo e cerca di rispettare i tuoi orari. Ricordati che lavorare in smart working deve essere smart e non frustrante.

* Credits to Mattia Labadessa (per l’immagine di copertina dell’articolo)