Un giorno ci siamo imbattuti sul suo canale social e ci ha colpito subito una citazione: “un abbraccio salverà il mondo”. 

In questa intervista Stefania Sommavilla racconta come è nata l’idea di creare il suo simpaticissimo e dolcissimo amico Didi, parlandoci anche dei suoi prossimi progetti.

Stefania si laurea allo IED di Milano e lavora per 10 anni nel mondo della grafica creativa ed editoriale.

Comincia a realizzare progetti grafici per libri di scuole elementari e, osservando i suoi tre figli, le vengono spunti interessanti tanto da creare una collana di libri per bambini e per ragazzi con protagonista “Didi l’amico immaginario”.

Non essendo più mamma a tempo pieno, Stefania incomincia a inserirlo nei social e in pochissimo tempo le piccole azioni quotidiane del suo tenero personaggio riescono a raggiungere grande seguito.
 
Il suo “pezzetto di carta con anima” le ha permesso di stringere collaborazioni e incontri con artisti importanti e gente comune sparsa per il mondo, occupandosi anche di progetti umanitari nei confronti di chi è più sfortunato.

1) Cosa significa per te Didi?

Didi è nato come una piccola sagoma che scarabocchiavo fin da ragazza sui miei appunti di scuola ma è solo con il tempo che ha preso caratteristiche specifiche e un nome ed è diventato parte della mia famiglia; dico sempre che è il mio quarto figlio.
Il suo nome è il soprannome della mia terza figlia Diletta.

Didi l’amico immaginario

2) Didi è diventato una “calamita di amicizia” in tutto il mondo. Qual è il suo segreto?

Credo che inizialmente l’idea di un omino inserito in un contesto reale fosse una novità, ora in molti usano questo stile.
A differenza d’altri creativi, se non disegno in digitale, io lo disegno su carta e lo ritaglio poi gli sistemo vicino gli oggetti reali e scatto le foto così da umanizzarlo.
Didi in particolare penso abbia attirato l’attenzione perchè è un personaggio positivo che suscita tenerezza. 

Didi l’amico immaginario

3) Il tuo personaggio fa parte di una collezione di tre libri per bambini. Ci puoi parlare delle tematiche affrontate?

Le tematiche dei libri (editi dalla casa editrice “Il Ciliegio”) inizialmente sono state il vissuto dei miei figli: come Didi affronta le paure di ogni tipo con “Didi il mio amico immaginario… e la paura”; come si rapporta con amici diversi da lui con “Didi il mio amico immaginario… e gli amici nel mondo” e come affronta il momento della separazione di mamma e papà – non era il nostro caso ma sapevo come rappresentarlo –  con “Didi il mio amico immaginario… e la separazione”.

Ognuno di questi libri è scritto in rima, in maniera molto semplice e, nello scorrere delle pagine, per ogni argomento Didi incontra il problema, lo affronta e  trova una soluzione.
Ci sono inoltre delle istruzioni d’uso come “Seduti comodamente con mamma o con papà… leggere lentamente per poi parlarne a volontà”.

Didi l’amico immaginario

4) Cosa puoi dire riguardo il libro sulla media education per ragazzini?

Con la crescita dei miei figli anche la tecnologia è entrata a far parte del loro mondo e quindi Didi in questo nuovo libro “Accetta la e-sfida” – libro creato a quattro mani, i testi sono di una Media Educator, Federica Riva, edito dalla casa editrice “Zoppelli” – suggerisce una dieta mediatica bilanciata: consiglia infatti un uso corretto dei social.

Ogni tematica (7 argomenti con relativi 7 consigli/ soluzioni, chiamati consigli arcobaleno perchè ognuno di essi ha un diverso colore d’arcobaleno) viene affrontata inizialmente da Didi con qualche dubbio e poi viene superata con attività responsabili.

Didi l’amico immaginario

5) Perché il tuo personaggio indossa solo un paio di scarpe rosse?

Non volevo dare una particolare connotazione di stile a Didi e preferivo che chiunque potesse adattarlo a sé, dunque ho pensato che le scarpe da ginnastica fossero l’unico capo d’abbigliamento che più o meno tutti posseggono, grandi o piccoli.
Ritengo che la scarpa da ginnastica sia universale.

Didi l’amico immaginario

6) Hai mai pensato di registrare Didi? Se sì, perché?

L’ho registrato sia come figura che come nome in Italia ma non all’estero perchè aveva un costo troppo alto. Ora una parte della registrazione è pure scaduta.
Questa cosa non è molto chiara quando si parla di immagini rispetto alla registrazione di un marchio (anzi, dovresti spiegarmela!).

Didi l’amico immaginario

7) Qual è il rapporto della tua famiglia con Didi?

Ho deciso di disegnarlo in maniera più assidua quando la mia terza figlia ha iniziato l’asilo, avevo smesso di collaborare come art director con una casa editrice di libri scolastici per bambini ed ero dunque un pochino più libera.
È stato perciò presente in famiglia quando tutti gli altri erano piccoli e ne hanno seguito l’evoluzione come fosse stato un fratellino. Ricordo ancora un giorno che la mia bimba più piccola che ormai frequentava le elementari venne da me e mi disse: “da quando c’è Didi non stai più con me”.  Perciò rallentai un po’ il ritmo.

Qualche anno dopo, nel periodo social, ogni tanto andavo nei negozi di giocattoli o in cartoleria con loro e mi indicavano qualche piccolo oggetto che avrei potuto prendere per Didi, qualcosa che avrei utilizzato ad hoc per lui (una macchinina, un mini libretto, una piccola tazzina e tanto altro).
Nei periodi di vacanza portavo in una busta alcuni Didi di carta sagomati che ogni tanto, a tavola o in qualche posto carino, tiravo fuori e fotografavo inserendoli nel contesto.
Ho fatto alcune collaborazioni con dei brand conosciuti e qualche volta mi è stato suggerito di vendere il progetto Didi ad altri.
Quando ci penso mi chiedo: “Come potrei mandarlo via da casa?”.

Didi l’amico immaginario

8) Come state vivendo te e Didi questo periodo di quarantena? 

Sicuramente uscire stimola molto la creatività, la passeggiata ti fa pensare, ti fa immaginare situazioni e progetti nuovi che poi comunque nel concreto devi realizzare a casa.
Io e Didi in realtà stavamo molto in casa già prima di questa situazione, siamo due pantofolai nonostante le scarpe da ginnastica.

Didi l’amico immaginario

9) Cosa ti piacerebbe realizzare con Didi in futuro? 

Mi piacerebbe molto che diventasse un brand, il simbolo di un personaggio positivo, non irriverente e che la sua forza fosse la sua semplicità in termini di linea e di azioni.

Didi l’amico immaginario

10) Qual è il progetto a cui sei più legata? E perché?

Il progetto a cui sono più legata è sicuramente il #projecthugme, un progetto d’amore dove Didi abbraccia persone e cose; dove mette un paio d’ali quando abbraccia chi non è più tra noi e dove si lascia prendere dalla golosità quando si trova ad abbracciare del cibo.
Sono legata molto a questo progetto perchè ho sempre ritenuto che l’abbraccio fosse il gesto d’amore più pieno, più efficace per comunicare i propri sentimenti ed ora più che mai mi rendo conto che avevo ragione; è il gesto che ci manca di più, a tutti!