Un iconico coniglio di Jeff Koons in acciaio inossidabile, realizzato nel 1986, è stato venduto all’asta di Christiès a New York di recente per oltre 91 milioni di dollari durante la “Evening sale” dedicata all’arte del secondo dopoguerra e contemporanea.

L’opera dal semplice titolo “Rabbit” che raffigura il celebre coniglietto di plastica gonfiabile ha stabilito il nuovo record mondiale per un artista vivente. Il re dell’arte kitsch Jeff Koons, 64 anni, ha riconquistato così lo scettro di “artista vivente più caro mai pagato in asta” che gli era stato sottratto dall’inglese David Hockney lo scorso autunno.

Il precedente primato era stato stabilito, infatti, il 15 novembre 2018 dal dipinto “Portrait of an artist (pool with two figures)” di Hockney, venduto da Christie’s a New York per 90.312.500 di dollari.

Il profilo Instagram di Jeff Koons ha 324mila followers e ha battuto praticamente ogni record d’asta per un artista vivente e non ha intenzione di fermarsi qui anzi, ha già in mente molti altri progetti…

Ma cosa hanno in comune artisti del calibro di Jeff Koons con alcuni imprenditori contemporanei famosi?

Prendiamo Elon Musk. Occuparsi della sua agenda non deve essere facile.
Il milionario è alla guida di una manciata di aziende e progetti, ciascuno con una visione ambiziosa del futuro.

Per dotarci di veicoli elettrici autonomi e fonti di energia rinnovabile, ha creato Tesla. Per fare dell’uomo una specie multiplanetaria, ha fondato SpaceX. Per proteggerci dalle derive pericolose dell’intelligenza artificiale, c’è OpenAI.

Neuralink dovrebbe potenziare le capacità del cervello umano, trasformandoci in cyborg; per ovviare ai più concreti problemi di traffico, sta lavorando alla Boring Company.

Cosa c’entra Elon Musk con Jeff Koons?
Seppure si tratti di mondi che apparentemente non si toccano, quello dell’arte e quello degli affari richiedono caratteristiche associabili a figure che richiamano una certa personalità, dal punto di vista umano e professionale. E noi ci siamo divertiti a cercare di raccoglierne alcune…

1) Forte personalità

Una forte personalità porta ad essere un punto di riferimento per chi ti sta intorno. L’artista lo è all’interno della sua “cerchia” e nella società in generale, l’imprenditore lo è all’interno della sua azienda, nel suo settore, per il suo team e per i suoi dipendenti. La loro è una guida che non impone ma conduce all’auto-realizzazione e alla coscienza di sé. I veri leader coltivano e fanno fiorire l’ambiente circostante ed invitano alla riflessione.

2) Pre-visione

L’artista e l’imprenditore guardano oltre, riescono a vedere ciò che ancora non c’è. Questa veggenza permette di cogliere un sentimento o una tendenza che ancora non è espressa e che si concretizza poi nelle loro mani. Guardare un materiale grezzo e trasformarlo in un’opera o intuire un bisogno e trovare il modo di soddisfarlo sono esattamente la stessa cosa. Oggi sempre più si segue il detto di Edwards Deming “senza dati e numeri, tu sei solo una persona con un’opinione” ma il vero artista e il vero imprenditore rispondono che “senza un’opinione e una visione, tu sei solo una persona con i dati”.

3) Comunicazione

Il vero imprenditore sa comunicare, il vero artista anche. L’imprenditore sa parlare in pubblico con carisma, sa farsi ascoltare, oggi sa anche comunicare nel web. Il grande artista anche e se il suo carattere pone dei limiti, le sue opere parleranno per lui. In un mercato così dinamico e con una così elevata concorrenza in ogni settore, l’artista deve sapersi orientare in modo adeguato e conoscere tutte le variabili in gioco. Il web è uno strumento utilissimo in questo e la sua efficacia promozionale è nel come viene utilizzato. Non basta quindi un sito, non è sufficiente una pagina su facebook o altri social network, occorre che la web-communication sia adeguata a numerose variabili e serve, oggi in particolare, una pianificazione strategica generale.

4) Pianificazione

Per ottenere dei risultati è anche necessario saper pianificare e gestire risorse, tempi e fasi di lavorazione. Spesso questa è la parte più ostica del lavoro, e infatti, come accadde ad esempio a Salvador Dalì, è qualcun altro che cura la parte amministrativa e gestionale dell’artista. Il baffo più celebre della storia dell’arte metteva tutto nelle mani della sua musa, amante e manager, Gala. Era lei che teneva i conti e negoziava i contratti, bilanciando la mente creativa e astratta del compagno.

5) Resilienza

Gli imprenditori, così come i grandi artisti, accettano le sfide e non hanno paura di rischiare. Questo a volte porta anche a fallire, come è giusto che sia. La loro capacità di sfruttare anche questi eventi negativi a loro favore porta a rialzarsi e correggere il tiro, creando qualcosa di ancora più grande. Jackson Pollock, il pittore americano conosciuto per la tecnica del dripping (quella in cui il colore è schizzato direttamente sulla tela) passerà i primi anni della sua vita artistica imitando Picasso e Mirò, in un mare di frustrazione. Continuava a dipingere cercando la sua strada, fino a quando non si rese conto che se la pittura è espressione del sè, lui doveva combatterci con la tela. Se questo non vi basta, pensate a Edison e ai suoi 1093 brevetti prima di arrivare alla lampadina.

Ma il marketing?

Se è vero che l’imprenditore o l’innovatore deve tenere ben in considerazione il marketing come elemento chiave del successo, per l’artista non è sempre cosi. Ci sono artisti che preferiscono produrre senza esporsi, senza monetizzare, altri che desiderano che la propria arte coincida con la propria professione.

Al talento tecnico e al talento artistico nell’arte non sempre corrisponde il successo e viceversa. L’artista che vuole guadagnare con la propria arte deve sapere necessariamente che la sua è una professione e che ha qualcosa da vendere.

Non si vende in realtà un’opera ma un messaggio. Si vende bellezza, investimento, valore, comunicazione, estetica, benessere, una storia, un pezzo di cultura, un parte della propria vita, se stessi!

Uno degli errori più comuni è pensare di vendere le proprie opere a più persone possibile, a chiunque! Chi pensa in questo modo raramente ha successo e spesso si trova a vendere pochissimo o addirittura a svendere la propria arte.

Tanti devono ambire a possedere un’opera ma l’artista non deve mai svendere perché è un danno non soltanto per se stessi ma sarebbe un serio danno per quelli che hanno creduto in loro.

L’artista deve quindi scegliere a chi rivolgersi come “tipologia di clientela”. Va individuata la nicchia di mercato verso la quale indirizzare le proprie risorse, energie e comunicazione.
Si può scegliere di vendere opere più commerciali oppure scegliere la strada di un target di livello molto selezionato.

Non esiste una cosa giusta o una sbagliata, infatti prendere posizioni troppo estreme e farsi guidare dei pregiudizi non porta da nessuna parte perché “la verità sta sempre nel mezzo”.

 

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