Perché lo fai
Nell’articolo precedente abbiamo parlato di come trovare il giusto lavoro creativo e chi sei, ma sai perché lo fai? Molti di voi che hanno intrapreso studi prestigiosi non riescono a raggiungere i risultati sperati, ma questo dipende da tantissimi fattori: uno su tutti è chiedersi il perché o per meglio dire la “reason why” per cui si sta cercando di intraprendere un percorso piuttosto che un altro.
Simon Sinek, a proposito di questo, ci ricorda che le persone sono spinte dal perché fai qualcosa e non dal “cosa” fai:
• Perché hai scelto quel pattern piuttosto che un altro?
• Perché nel portfolio hai preferito colorare di arancione la tua ultima campagna dedicata ai bambini cardiopatici?
• Perché pensi che il design possa cambiare il mondo?
• Perché ritieni che una buona esperienza utente sia importante?
• Perché un sito web leggero e ben fatto è importante?
Se riesci a trovare il tuo perché riuscirai ad esaltare la tua personalità e potrai avere un lavoro ed una vita più soddisfacenti: comincerai a pensare a qualcosa di più grande di te stesso e sentirai una passione eterna per il tuo lavoro che ti stimolerà a raggiungere obiettivi sempre più alti.
Devi concentrarti e pensare a quello che ti spinge ad andare avanti: individuerai un ideale, un valore, quello in cui credi profondamente, utile per te ma soprattutto per gli altri.
Non devi essere per forza un leader, un manager o un imprenditore per capire il motore che ti fa sentire veramente vivo, motivato e realizzato.
Quando avrai trovato il tuo perché, gli altri saranno inevitabilmente affascinati e attratti da te.
Simon Sinek ha parlato proprio di queste tematiche nel il suo libro “Start with why”, utile per tutti e non solo per i manager di azienda.
Le tre cose più importanti del suo libro te le elenchiamo qui:
1. La differenza tra avere successo e sentirsi realizzati
Se qualcuno ti chiedesse: “perché fai il tuo lavoro?” .
Questa domanda potrebbe farti cadere nel panico, non perché non sai cosa rispondere, ma perchè, obiettivamente, ti sei trovato per una serie di circostanze a fare quello che stai facendo ora.
Ma alcune volte è bene ricordarsi il perché si fa una cosa.
Se il nostro perché è debole, infatti, rischiamo che nessuno ci creda perché siamo noi stessi i primi a non crederci abbastanza.
Per capire meglio questo concetto, ti facciamo un esempio: “come ti senti quando la tua compagna o compagno ti dice che ti ama o quando, invece, ti dice perché ti ama?”
Se ti dice il perché ti ama questo ti fa sentire più sicuro del suo amore che nutre per te e più apprezzato come persona rispetto a dirti semplicemente cosa sente.
Ricorda questo esempio la prossima volta che ti chiederanno la tua “reason why”.
2. La direzione giusta per trovare il tuo perché
Simon Sinek nel suo libro dice: “Un perché non nasce guardando avanti, verso l’obiettivo che si intende raggiungere, cercando di escogitare una strategia adatta per arrivarci. Non trae origine dalle ricerche di mercato. Non è frutto di interviste a tappeto con i consumatori, né tanto meno con i dipendenti. Un perché nasce guardando nella direzione completamente opposta. Trovare il perché è un processo di scoperta, non di invenzione. Il perché di ogni individuo e di ogni organizzazione proviene sempre dal passato. È figlio del percorso di crescita e delle esperienze di una persona o di un piccolo gruppo di persone”.
Domandati quello che ti piaceva fare quando eri piccolo e cosa ti faceva rimanere sveglio fino a tardi per riuscire a ottenere o terminare l’attività che stavi svolgendo.
Soprattutto, tieni sempre a mente i valori e gli ideali che ti fanno stare bene.
3. Attenzione alle trappole che troverai lungo il cammino
“Riuscire a scorgere chiaramente il proprio perché non è la parte più difficile. La vera difficoltà consiste nell’avere la costanza di fidarsi del proprio istinto, nel mantenersi fedeli al proprio scopo, alla propria causa o al proprio ideale”, Simon Sinek
Se conosci con chiarezza il tuo perché sarai anche meno incline ad arrenderti dopo i primi errori e sarai capace di mantenere costante il tuo risultato.
Ti suggeriamo anche di dare un’occhiata al principio del “cerchio d’oro” di Simon Sinek.
Il cerchio d’oro ti aiuterà a capire i tre momenti principali di un qualsiasi progetto: partendo appunto dal “perché” facciamo qualcosa, fino ad arrivare al “come”, poi, infine, al “cosa”.
Per esempio, chi cerca lavoro come designer, potrebbe sviluppare il proprio cerchio d’oro così come segue:
Perché: “Credo che il design e la comunicazione d’impresa abbiano un ruolo fondamentale nello sviluppo di una società. I modelli “perfetti” che oggi passano in televisione, sottolineano esclusivamente l’aspetto fisico di una persona e tralasciano invece i veri valori e ideali a cui un adolescente merita di essere avvicinato sui social network e per strada, quando osserva un manifesto. In questo modo, noi designer, contribuiamo a far si che le generazioni future possano plasmare un mondo migliore e socialmente responsabile”.
Come: “sviluppando campagne pubblicitarie per grandi aziende nel settore dei beni di largo consumo. In particolare per prodotti utilizzati da bambini e adolescenti”.
Cosa: “vorrei lavorare in una grande agenzia che abbia come clienti aziende nel settore dei beni di largo consumo”.
Un altro esempio potrebbe essere il seguente per un giovane startupper:
Perché: “Credo che le iniziative imprenditoriali dei giovani talenti che hanno deciso di restare in Italia debbano essere valorizzate soprattutto per la capacità di portare con se valori che vanno oltre il semplice profitto, che ascoltino realmente i suggerimenti delle persone e non considerino esse come un numero meramente funzionale ad ambizioni finanziarie”
Come: “avendo un ruolo attivo nello sviluppo di una piccola, ma ambiziosa iniziativa”
Cosa: “vorrei lavorare in una startup a impatto sociale”
Come scritto in precedeza, questa serie di articoli nascono dalla passione e dalla dedizione di Tutelio nell’aiutare e valorizzare il lavoro creativo.
Scopri di più su Tutelio e la sua mission.
* Credits to “fazeducacao” website per l’immagine di copertina