Sta per inziare il Festival di Sanremo 2022 e, se sei un fan o uno di quelli che dice “no, io Sanremo non lo seguo”, è innegabile che sia uno degli eventi più importanti della musica italiana, trasmesso in diretta televisiva, in Eurovisione, e in diretta radiofonica.

Nella storia delle 71 edizioni del Festival della Canzone Italiana sono stati molti i cantautori che si sono lasciati ispirare da canzoni precedenti… si contano circa 200 plagi! E si tratta di pezzi che hanno fatto la storia della musica, non solo italiana ma anche internazionale.

Nel corso delle edizioni alcuni plagi sono stati confermati, altri, invece, sono rimasti solo una semplice accusa del momento.

Del resto, è noto a tutti che una delle cose più difficili da dimostrare sul piano legale è proprio il plagio di una canzone. Quello che da sempre genera problemi è proprio la mancanza di criteri generali per identificare un caso di plagio!

Non esistono, infatti, regole precise che indichino la soglia di riconoscibilità di una composizione musicale plagiata e ogni circostanza è diversa dall’altra.

D’altra parte, le note sono 7, e non sono poche…

In attesa delle prossime critiche e polemiche, ti elenchiamo i casi di plagio – o casi presunti – più controversi del Festival di questi ultimi anni, anche i più inaspettati!

Marco Masini e Laura Pausini

Tra le situazioni più imbarazzanti di questi anni dobbiamo per forza ricordare il caso di Marco Masini. La sua “L’uomo volante”, vincitrice dell’edizione del Festival di Sanremo 2004, era stata accusata di plagio per una somiglianza nel ritornello della canzone “E ritorno da te” (2001) di Laura Pausini.

 

 

Nel 2019, poi, Marco Masini è stato protagonista di un altro scandalo, ma questa volta era stato lui il bersaglio. Infatti Ultimo, in gara al Festival con il brano “I tuoi particolari”, che stava già riscuotendo grande successo in radio e su iTunes, era stato accusato di aver copiato proprio Masini.

Il brano, nella parte del ritornello, sembrava somigliare molto a uno dei suoi pezzi, “Che giorno è”, presentato proprio sul palco dell’Ariston nel 2015! Masini aveva poi “scagionato” Ultimo dichiarando: “c’è una similitudine melodica come con cento altri pezzi ma armonicamente non c’entra nulla, al punto che nemmeno mi sono accorto della somiglianza. Anzi tifo per lui e il suo bel brano».

Noemi e Giorgio Faletti

Un caso particolare in cui il testo di una canzone si è ispirata in maniera ambigua ad un’altra è avvenuto al Festival di Sanremo 2016.

In quell’anno a Noemi era stato consegnato un Tapiro da quelli di Striscia la notizia perché la sua canzone “La borsa di una donna” somigliava molto non soltanto nel titolo – “Nella borsa di una donna” – ma anche in vari passaggi del testo a un brano pubblicato dallo scrittore e attore Giorgio Faletti nel 2013.

Entrambe le canzoni, infatti, partono dal presupposto che le donne portano nelle loro borse l’intera vita – dal rossetto alle chiavi di casa che richiamano un amore, un ricordo o una speranza – in un’affascinante confusione che soltanto loro riescono a decifrare.

Molti passaggi sembrano ispirati al brano di Faletti, tanto che nella prima conferenza stampa del Festival di Sanremo 2016 alcuni giornalisti avevano chiesto chiarimenti sulla vicenda a Carlo Conti, il quale era stato molto evasivo: “Mi informerò’. Vi faremo sapere…”.

 

 

Enrico Ruggeri e “’O sarracino”

Nemmeno Enrico Ruggeri, uno tra i nomi più importanti della scena musicale italiana – cantautore, scrittore, conduttore televisivo e radiofonico – con un bagaglio di esperienza notevole e una carriera che risale fino agli anni ’70, è stato risparmiato dalle accuse di plagio!

Durante il Festival di Sanremo 2014, infatti, subito dopo il suo primo verso “La balalajka, la balalajka…”, a molti era venuto naturale continuare a canticchiare il brano intonando il verso “Bellu guaglione!”, una frase della canzone “’O sarracino” del grande Renato Carosone.

Una somiglianza che si coglie davvero subito al volo!

 

 

Fabrizio Moro ed Ermal Meta

Nella storia dei plagi presunti più famosi del Festival di Sanremo ricordiamo anche un “autoplagio”. Di cosa si tratta esattamente?

Non serve andare troppo indietro nel tempo. Sicuramente ricorderai la polemica dell’edizione del 2016 che ha visto protagonista la coppia, poi vincitrice, Fabrizio Moro ed Ermal Meta.

A causa del ritornello della loro “Non mi avete fatto niente” che risultava identico a “Silenzio”, cantata durante le selezioni di Sanremo Giovani 2016 da Ambra Calvani e Gabriele De Pascali, i due erano stati sospesi per una sera, in attesa di una decisione definitiva.

Alla fine il loro caso non era stato individuato come plagio e la commissione del Festival aveva deciso di non escluderli dalla gara, anche se la canzone non era del tutto inedita. I due brani infatti erano stati firmati dallo stesso autore!

 

 

Achille Lauro e “Rolls Royce”

A poche ore dalla serata finale della kermesse, “Rolls Royce” di Achille Lauro, uno dei personaggi più controversi del Festival di Sanremo 2019, era stata subito accostata a “1979”, una struggente ballata degli Smashing Pumpkins, pubblicata nel ’95.

Alla provocazione ha risposto lo stesso Achille Lauro, che non sembrava essersela presa più di tanto: «Ho saputo da poco di questi rumor. Sono onorato, magari! Ringrazio per l’accostamento, ma il mio brano non c’entra nulla con quello, musicalmente, e la sua linea melodica è tutt’altra».

Ma non era finita lì e poco dopo si era aperto un secondo capitolo.

Co-protagonista della storia questa volta era una band romana, gli Enter, che aveva fatto ricorso al Tribunale di Imperia, chiedendo l’esclusione del brano di Achille Lauro dalla gara o la sospensione dal Festival, perché secondo loro “Rolls Royce” era un plagio di un brano dello stesso gruppo.

Secondo quanto riportato dal legale della band, la parte di chitarra del brano di Achille Lauro che inizia al minuto 1 era perfettamente sovrapponibile al pezzo degli Enter.

Quell’anno vinse Mahmood con “Soldi”, mentre Achille Lauro si classificò al nono posto.

 

 

Tecla e la sua “8 marzo”

Solo a me l’intro ricorda tantissimo Vasco?  ‘Voglio trovare un senso a questa storia’ …” aveva commentato un utente. Qualche secondo dopo, un altro utente di Twitter scriveva: “8 marzo comincia come un senso di Vasco Rossi!!!”.

Durante il Festival di Sanremo 2020 Tecla, la giovanissima vincitrice di Sanremo Giovani, era stata accusata sui social per il suo “8 maggio” perché appunto, secondo alcuni, somigliava troppo a “Un senso” di Vasco Rossi (2004).

La canzone ha scatenato ulteriori polemiche per il fatto che parla delle donne ma è scritta da cinque uomini. Gli autori sono infatti Pietro Romitelli, Rory Di Benedetto, Emilio Munda, Rosario Canale e Marco Vito. Qualcuno sui social aveva pure tuonato “Siete dei clowns!”.

 

 

Colapesce, Dimartino e “Musica leggerissima”

“Musica leggerissima” è uno degli esempi che il successo di una canzone non lo decide il Festival. Infatti, nonostante si sia classificata al quarto posto al Festival di San Remo 2021, è diventata presto un grande tormentone dell’estate tanto da vincere il premio SIAE di RTL 102.5!

Forse, però, non tutti sanno che fin dalla loro prima esibizione tra i 13 Big, per il cantautore siciliano Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, e per Antonio Di Martino, conosciuto semplicemente come Dimartino, sono arrivate le prime accuse di plagio.

Stando a quanto si leggeva sui social, il brano portato dai due artisti aveva un sound familiare, simile a “We are the people” degli Empire of the Sun.

Qualcun altro, invece, sosteneva che l’intro di “Musica leggerissima” fosse pressoché identico a “Figlio di un re” di Cesare Cremonini.

 

 

 

I Maneskin e “Zitti e buoni”

Ultimo e memorabile, sempre nel 2021, il caso che ha riguardato i Maneskin, i vincitori del Festival di Sanremo 2021 e dell’Eurovision Song Contest 2021 per la loro hit “Zitti e buoni”.

Anche la loro band non è stata risparmiata dalle accuse ed è stata accostata a “F.D.T.” degli Anthony Laszlo, in particolare per una somiglianza nel ritornello, dove entrambi i brani ripetono più volte la frase “fuori di testa”.

Sony Music Italy, casa discografica dei Måneskin, si era incaricata di rendere pubblica una perizia ufficiale per respingere i sospetti di plagio per “Zitti e Buoni”.

Infatti, hanno dichiarato che la sola coincidenza delle parole “fuori di testa” è un elemento insufficiente in quanto esso stesso è utilizzato in note e metriche differenti.

 

 

Ma la band romana non sarà l’ultima… Chissà cosa ci dovremmo aspettare dal palco dell’Ariston quest’anno, staremo a vedere! Scopri di più riguardo Tutelio e le sue battaglie contro i plagi in difesa del diritto d’autore qui.